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Al civico 21 di Via Belli, nel cuore vivace di Prati, a pochi passi da Piazza Cavour, l’insegna color ruggine di Carter Oblio, il curato dehors in legno e le ampie vetrate verde bosco sono diventati un riferimento per il quartiere e non solo.
Il design minimal dall’impronta nordica e il forte impatto materico condizionano subito lo sguardo. Entrando in sala si respira la ruvidezza della pietra e il calore del legno vivo.
Un contesto scabro ed elegante, dove la premura è volta all’essenziale, e tutto è lavorato a mano: le finiture in ferro battuto, i tavoli in rovere massello, le pareti corrose ad arte.
Ogni elemento partecipa a un unico risultato: la centralità dell’esperienza gastronomica. Il contesto si spoglia per lasciarsi integrare dal piatto.
Nella cucina, come nella filosofia più ampia dello Chef Ciro Alberto Cucciniello, c’è un progetto di verità e di cura. L’artigianalità abbraccia ogni fase delle lavorazioni. Pani, pasta, essiccati, fermentati, affumicati, insaccati, polveri: tutto è autoprodotto quotidianamente.
Il fuoco, con le sue modulazioni dalle più “flambant” alle più mitigate è un grande protagonista. Si passa dalle bruciature espresse a fiamma viva al calore controllato, dalle cotture a pressione a quelle in terracotta, dalla gratella alla brace, dalla cottura a carbone a quella sotto la cenere, dai brasati all’oliocottura, fino alle più variegate affumicature. Così, in una alternanza tra vecchio e nuovo, bucolico e moderno, che contiene più anime e le armonizza.
Il riverbero onesto di un mondo rurale e di tecniche di cottura primitive si mescola con brio a una coralità di contaminazioni territoriali, scoperte, viaggi. Lo Chef ha abituato il suo pubblico al continuo rinnovamento di un menù sempre accattivante, che spazia tra materie prime disparate con grinta, ingegno e sapienza di risultato. La stagionalità è più che un imperativo: il menù subisce aggiornamenti pressoché giornalieri, rifacendosi in tutto alla ricerca di materie prime freschissime.
Una cucina fatta di idee e di luoghi, che sa essere evocativa, ma anche giocosa, divertita, divertente. Il “gioco di confusione”, la mescolanza, l’allusione sono una attitudine naturale dello Chef, come suggerito dal nome stesso del ristorante.
Carter Oblio nasce infatti come anagramma dei due nomi dello Chef, un alter ego, una seconda identità racchiusa da un punto interrogativo. Il logo di Carter è un profilo, una sagoma ma anche un punto di domanda. Un progetto identitario che il nostro Chef ha ideato e messo in moto con tenacia ed estro generoso.